Quando si parla di leadership femminile, quasi inevitabilmente si cade
in lunghe comparazioni fra competenze maschili e quelle femminili. Che è
utile più o meno quanto dibattere sulle eventuali implicazioni del
fatto che il cervello femminile pesa di meno, in media, di quello
maschile - per poi scoprire che la differenza di peso non implica nulla
ma rispecchia un pragmatismo della natura: un cervello che pesa meno
riesce a stare più commodamente in un cranio più piccolo.
Questo ci
viene ricordato da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera che
raccoglie le ultime conclusioni delle ricerche sul cervello: non
esistono differenze sostanziali fra i sessi da questo punto di vista.
Certamente
il corpo fisico manifesta differenze; certamente gli ormoni prodotti
sono diversi. Ma è pericoloso trarre conclusioni in base ad evidenze
solo circostanziali. Una volta qualcuno sosteneva che la pelle nera
poteva essere associata a minor capacità cognitive rispetto alla pelle
bianca. Oggi sappiamo, fra le altre cose, che il cervello ha "plasticità": anche un pò di
meditazione (per non parlare dell'amministrazione di psicofarmaci) può
alterare la struttura fisica del cervello.
E' sacrosanto celebrare la
femminilità, focalizzandosi su differenze per evitare un'eventuale
tendenza, nell'evoluzione storica, che la donna "diventi" uomo,
ottenendo non solo liberazione e posizioni di leadership, ma il "peggio"
delle caratteristiche maschili come l'aggressività o il dominio.
Perché
allora non partiamo dal presupposto che le capacità sono individuali;
che insegnare alle bambine di voler aspirare solo a diventare deboli
principesse non è utile ne a loro ne alla società; che la buona
leadership è composta da tante qualità sia "maschili" che "femminili"?
Ma
soprattutto: vogliamo continuare a sottoutilizzare, come società, il 50%
del pool di talento che abbiamo investito a creare (attraverso
l'istruzione), lasciando che il resto del mondo occidentale diventi
sempre più produttivo e ricco dell'Italia?
Ultimo punto: c'è chi teme
che posti di lavoro e posizioni di leadership sono limitati, e che se
"entrano" le donne, qualche maschio dovrà sacrificare il posto. I
paurosi ci saranno sempre, ma mentre loro si agrappano ad un mondo
vecchio di rigidità e sussidi, gli imprenditori dell'era digitale e
globale vanno avanti, creano, costruiscono, assumono, e l'economia nella
sua totalità cresce. Con una premessa però: che ci sia leadership
capace. Di qualunque colore, statura, o genere.
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